L’intervista a
@murielxo sul numero
#nextgen di
#wireditalia in edicola ⬇️ Piccolo stralcio 🔖 Ho un fratello più piccolo, di sette anni, e quando gli ricordo di non prendere in giro nessuno per il suo aspetto, lui mi risponde: 'Mica lo faccio, anch’io ho la pancia'. Forse è rispettoso di carattere o, forse, è la prova che i bambini hanno imparato a non giudicare”. E, sul cyberbullismo, dice: “Personalmente mi ferisce di più un commento cattivo dal vivo. Perché se mi insulti sui social, sei solo un codardo che si nasconde dietro uno schermo. Ma so che molti reagiscono in maniera diversa. Come si fa? È un problema. Tutti, oggi, hanno la possibilità di dire qualunque cosa. Lo strumento è alla portata di chiunque, sta alla nostra morale decidere come usarlo”.
Lo switch che ha reso Instagram uno strumento per promuovere la diversità, in realtà, è recentissimo. “Risale a due, tre anni fa, in Italia da meno. La gente si è stufata di doversi confrontare con immagini di perfezione irraggiungibile. Io stessa, fino a qualche anno fa, ritoccavo molto le mie foto perché, se non lo facevo, non funzionavano. Ma non si può vietare alla gente di usare filtri e app per le immagini, non sono contro applicazioni come Facetune, ognuno dev’essere libero di fare come crede. L'importante è che passi il messaggio che non è necessario, che non esiste un corpo giusto e uno sbagliato. E credo anche che, quando si usano app e filtri, sia utile dichiararlo, come fanno alcuni miei amici”.
Muriel modifica le sue foto con VSCO, una delle sue app preferite: “Mi piace avere un feed molto colorato, aggiungere glitter”. 👏👏 Altre interviste di wired e altre immagini in stories 🔝
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