Giovanni Ferrari

@giovanniferrar

✍️ Giornalista @grazia_it & @stylemagazineitalia 📍Milano (ma il cuore è a Ferrara)
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cose di giugno, ma in bianco e nero. 🎹🦨☕️
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1 giorno fa
Max Forever - Hits Only. Ma per davvero. Karaoke pazzesco con @maxpezzali 🏟️🤍👏 #maxpezzali #sansiro #live #milano
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3 giorni fa
@loredanaberteofficial che prende in prestito quel «supervissuto» di @vascorossi e lo fa suo. Che ringrazia l’ex marito Björn Borg («se proprio devo ringraziarlo per qualcosa…») per averle trasmesso l’amore per il tennis, svelando poi di seguire @janniksin . Che racconta di un riavvicinamento con @renatozer0 , dopo le dichiarazioni fatte nel salotto tv di @frafagni . Quella che trovate sul nuovo numero di @grazia_it è una Bertè inedita. La mia intervista è ora in edicola e su app 💫 #loredanabertè #grazia #intervista 📸: @stefania_casellato
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5 giorni fa
Non è semplice vedere “Io sono: Céline Dion”. In questo nuovo documentario (ora su Prime Video) la cantante racconta a fondo la diagnosi della sindrome della persona rigida che l’ha colpita con i primi spasmi 17 anni fa. Ma anche la sua lotta quotidiana contro questa malattia rara, capace di prendere il controllo del suo corpo e della sua voce. Non è semplice seguire il suo racconto perché è straziante assistere a qualcosa di così privato e di così violento. Certe riprese restituiscono una sua immagine così fragile… È sempre complesso farci i conti, per chi è abituato a vedere i propri beniamini solo sui palchi; sembrano così potenti, così immuni da ogni tipo di male. Invece non è così. Lo sappiamo bene, anche se fatichiamo a ricordarcelo. Ma se è vero che Céline Dion ha deciso di mostrare la sua più grande fragilità (la scena della sua crisi è un pugno nello stomaco), allo stesso tempo emerge anche tutta la sua convinzione. Questa, però, non è solo la tenacia di chi non vuole arrendersi a un bollettino medico che rema contro. Ma è soprattutto la convinzione di chi è abituato a vivere in maniera educata e rispettosa nei confronti del proprio talento. Sì, perché la storia di Céline Dion è soprattutto questo: oltre a premi e canzoni immortali, la sua è la storia di un amore nei confronti di se stessa e della propria voce, ora così fragile e così imprevedibile. È inevitabile l’empatia nei suoi confronti: a chiunque vedrà questo docu verrà spontaneo il desiderio di volerla abbracciare. Ma allo stesso tempo arriva anche una sorta di gratitudine, perché questa sua lotta può interrogarci. Non c’è solo la sua lotta personale, ma c’è di mezzo anche quella di ognuno di noi, che ne sia cosciente o meno. Magari non abbiamo a che fare con una sindrome così rara e così ingiusta, ma ogni istante chiede a ognuno di noi di fare di tutto per far fiorire il nostro talento, di cercare e valorizzare quello degli altri, di evitare le cazzate di chi non ce l’ha e vende il nulla. La storia di @celinedion è dolorosa. Molto. Ingiusta. Molto. Ma è anche una meraviglia perché ci ricorda quanto sia importante vivere assecondando il desiderio di fare qualcosa di grande. #celinedion
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7 giorni fa
farsi 360 km ad andare e 360 a tornare per essere a questo concerto qui. che poi mica è solo un concerto: è amore condiviso fino al midollo, è cantare forte parole vere, banali e bellissime, è capire che c’è sempre di mezzo la nostra felicità. ancora una volta tutto tutto giusto, @paolonutini 👑 #paolonutini #lignanosabbiadoro
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8 giorni fa
Ieri ho visto da vicino vicino la magia che sanno creare i @negramaroofficial ❤️ Il momento di condivisione tra @giulianosangiorgi_official ed @elisatoffoli da brividi 💫 #Negramaro #Elisa #sanSiro #live
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10 giorni fa
Lo avevo comprato il giorno stesso dell’uscita, nella libreria di Citylife. Ma dopo aver letto le prime pagine lo avevo messo in pausa, tenendolo in bella vista sul comodino, come si fa con le cose che prima o poi sai di dover affrontare. Oggi l’ho ripreso in mano, e l’ho divorato in un paio d’ore. E ho capito perché “Ogni prigione è un’isola” è rimasto lì, per un bel po’ di tempo, ad aspettare che lo scegliessi, che gli dedicassi tempo e attenzione. La verità è che il carcere lo odiano tutti. Lo scrive la stessa Bignardi: «Alcuni amano il carcere degli altri, per così dire». Farci i conti, insomma, è una scelta. E non può essere né un discorso intriso di retorica (come emerge nel libro, della retorica nessuno se ne fa nulla, soprattutto in un luogo come quello), né un pallino per chi ha una pur sincera spinta caritatevole. I discorsi sul carcere sono sempre meno, non fanno comodo a nessuno, e chiunque non abbia rapporti diretti con esso si sente (ingiustamente) estraneo a ogni tipo di problematica. Io ho avuto modo di entrare solo una volta in un carcere, a San Vittore, per una conferenza stampa che Ghali aveva organizzato, coinvolgendo alcuni detenuti. Quell’esperienza mi aveva interrogato molto. E in quel momento mi ero promesso di tornarci: volevo dare un mio contributo come volontario. Sapevo che sarebbe stato un dare e un ricevere. Questo, però, non è mai avvenuto; per la mia nota pigrizia, certo. Ma anche per paura, perché tutto ciò che ha a che fare con il carcere parla anche di noi, di quel male di cui nessuno può dirsi totalmente estraneo. Questo libro restituisce tutta l’umanità che Daria Bignardi ha incontrato all’interno delle carceri, in Italia e non solo. Non è un saggio, ma spinge tutti a interrogarsi, e lo fa con una vocazione politica, nel senso più nobile del termine. Spinge tutti ad allenare l’empatia, che sia nei confronti del bene o del male, della giustizia abbracciata o dell’ingiustizia subita. #OgniPrigioneÈUnIsola @dariabig
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14 giorni fa
Mamma mia, @greenday : mi avete fatto impazzire 🔥 #greenday #idays #live @idaysmilano @about.ent_
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17 giorni fa
che poi cos’è una casa se non questa cosa qui? che ti dà un abbraccio quando sei triste e perso, una spinta quando trovi il coraggio di andare, un “ti aspetto” quando devi partire, un “rimani ancora un po’” quando il tempo è dalla nostra. cos’è la casa se non questa cosa qui? che ci rende vicini anche se diversi, che sia di corsa o fermi. dove la gioia è condivisa, forte. così come la paura, il coraggio, la speranza. che c’è spazio per tutti, che c’è spazio per me. chicco, sara, che bello quest’inizio. che bello starvi a fianco, ieri e da sempre e per sempre. cos’è la casa se non questa cosa qui? @chiccofior @sara_pasut 💘
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24 giorni fa
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29 giorni fa
Tutte le volte che in questo ultimo anno mi è capitato di incontrare Angelina Mango sono rimasto colpito dalla sua capacità di essere, nello stesso momento, tante cose differenti. Sul palcoscenico esprime tutta la sua energia, si mostra sicura e sensuale. Dietro le quinte è autoironica e dolce. E spesso ammette le sue fragilità, facendolo però con la consapevolezza di chi si conosce a fondo. Magnetica e ordinaria, potente e riflessiva. Angelina Mango sa essere tutto questo, con una semplicità disarmante. E per la prima volta la sua musica, in maniera netta e limpida, lo racconta. È infatti appena uscito il suo primo album di inediti, poké melodrama. Un progetto che vuole essere un manifesto delle sue sfaccettature. Musicali ed emotive. Ne parlo sul sito di @stylemagazineitalia @corriere (link nelle stories). #AngelinaMango #pokémelodrama #recensione @angelinamango_
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1 mese fa
Secondo Giuliano Sangiorgi il mare ha il sapore dell’alternativa. “Tanto c’è il mare”, si è detto tante volte, quando le cose magari non andavano come preventivato o sperato. Come se fosse, appunto, un’alternativa sempre presente. Sempre bellissima, sempre nuova. Un punto fermo, tra i tanti incroci della vita. Al mare lui ha dedicato tantissime parole, nelle canzoni dei Negramaro e nelle interviste. Pure quando non è da considerarsi solamente come un luogo poetico dal quale lasciarsi interrogare, ma anche come uno spazio tremendo in cui molte persone perdono la vita, cercando una possibilità. Uno scenario terribile che chiede a ognuno di noi di tenere gli occhi aperti. La mia intervista a @giulianosangiorgi_official è nel nuovo numero di @grazia_it (da oggi in edicola e su app), interamente dedicato agli oceani e alla loro salvaguardia. #grazia #giulianosangiorgi #negramaro
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1 mese fa