🌕 Luna - piena
Autoritratto di fine agosto.
“C’era il piacere di pensarci di notte, sotto la grande luna che diradava le stelle, e sentire ai nostri piedi, da ogni parte, la collina segreta che viveva la sua vita.”
- Cesare Pavese, Il diavolo sulle colline
Sempre per quel discorso che le parole a volte, ora come ora, sono un po' di troppo. Ridondanti.
E poi perché ho appena finito di leggere Pavese che va sempre a fondo nelle cose, arrivando negli angoli più scomodi per narrare il quotidiano. Pavese che scrive di un'estate per raccontare quel tremendo e stupefacente momento in cui -inevitabilmente- cresciamo.
Chissà come si cresce sulla luna🌙
🌔 Luna - crescente
Autoritratto di fine agosto.
É un momento storico in cui ho la sensazione viva che la maggior parte delle parole e dei discorsi siano superflui. Siano dei di più. Parole che strabordano e ripetono tutte la stessa storia, una voce comune in cui però -fateci caso eh- ognuno conserva l'idea di essere una voce fuori dal coro, originale. E se ti discosti un po', so' cazzi.
A giugno mentre pensavamo al workshop di social poster per il fuorisalone mi é stata detta una frase che ha sedimentato e mi é balenata in mente oggi, mentre leggevo il ventesimo post sulle elezioni politiche del 25 settembre. Diceva più o meno che "se non hai niente da raccontare, allora meglio che stai zitto". Forse era più elegante, di certo nulla di nuovo.
Insomma diceva di non farlo un social poster se non si ha qualcosa da dire veramente.
E di non scrivere l'ennesimo post sulla ricerca interiore se non serve davvero a te.
Ecco, a costo di risultare cagacazzi all'ennesimo potenza, mi sento di dire che un po' questa cosa del "stai zitto se non hai niente da dire" la sto apprezzando quando riesco a metterla in pratica. Stare in silenzio mi aiuta, mi dà respiro, crea pensieri e crea immagini.
Fa spazio.
Parlare un po' meno e sognare un po' di più nel retro cranio, dietro gli occhi e perdersi in grandissime supercazzole sottoforma di monoghi interiori.
Poi spalancare gli occhi e raccontare un pezzettino, mettere in pratica un progetto, volergli bene a questo silenzio che non é una punizione.
Scegliamo una seconda parola per questa fotografia sorridente?
Silenzio.
🌓 Luna - primo quarto
Autoritratto di fine agosto.
Non smetto mai di stupirmi di fronte alle infinite sfaccettature del mio carattere, del carattere degli altri e di tutto ciò che é pensabile e immaginabile.
Della continua necessità di conoscere per adattarsi restando sempre fedeli a qualcosa di forte, alle fondamenta di tutto, senza finire per essere solo una copia di sé con i bordi sfalsati nel tentativo goffo di ricalcare qualcosa che é semplicemente passato.
Persino il lato più in ombra, quello che mostriamo raramente -perché anche noi stessi probabilmente vi ci perderemmo- non é uno, ma é molti.
Mi ha stupito come gli avvenimenti degli ultimi tempi abbiano acceso i riflettori su alcune zone d'ombra che prima di allora mi rendevano impossibile anche solo immaginare cosa avrei fatto, cosa avrei pensato e come mi sarei sentita. Mi correggo: abbiano acceso la luce, come quella luce calda dei salotti nelle serate estive prima di uscire a passeggiare.
Una lucina potente e accogliente, quasi a spalancare le braccia a quel lato di te che stai per conoscere e che, per essere franchi, ti fa anche un po' paura, non ti piace un granché, insomma.
E come lo fai con te stesso, lo fai con gli altri.
E se dovessi trovare una parola per spiegarvi meglio direi...direi accogliere.
Questa é la parola giusta. Credo che sia la lezione più dura di questo anno. La parola piú liberatoria e soffocante che mi sia trovata a fronteggiare giorno dopo giorno nelle sue svariate sfaccettature e zone d'ombra. Ti si appiccica addosso e non se ne va più, quando capisci che essere accogliente non é solo un modo di affrontare la vita, ma é anche una delle tue zone in penombra. E cacchio se é faticoso.
Per di più temo che ancora non sia finita🌓
Qualcuno dice che il bianco e nero non è bello o che è passato un po' di moda e che mette persino tristezza, io li trovo molto più colorato di certe foto a colori a dirla tutta.
Era una mattina di marzo, avevo compiuto 29 anni 10 giorni prima di cui 8 me li ero fatti col COVID chiusa in casa a fare overdose di film, ma appena il tampone é risultato negativo sono saltata sul primo treno per Bologna e via a fotografare, senza un'idea precisa senza un pensiero alla base e con un po' di tensione all'idea di fotografare di nuovo delle persone.
Era folle, era tutto folle: la velocità, il tempo incalzante, cambiare città in 2 ore, la debolezza costante e l'entusiasmo per questa nuova sfida, vedere i miei compagni all'opera, dividere una stanza con letto alla francese e correre di notte nei corridori di un hotel alla Wes Anderson in centro a Bologna dopo aver rubato un calice di birra e aver bevuto del buon vino.
Quel weekend ho anche comprato dei tulipani aarancioni screziati di rosso che ho tenuto nel lavandino per due giorni.
Poi sono tornata a casa, era stato folle e intenso esattamente come il personaggio che avevo fotografato quel sabato mattina.
Grazie @spira_lancia per essere stato al gioco e per l'espressività
Grazie a @spaziolabo perché mi ha riaperto le porte della creatività e della sperimentazione (presto nuovi scatti e pensieri volanti di questo percorso incredibile)✨