Paolo is a multi talented artist and traveler, that grow up with horses and visit different continents, sharing his passion for music, juggling and acting. He and JJ have spent a long time together across the Europe.
Now he is rising up a crowdfunding to build a wall in Tanzania, and building an artistic residency in north of Italy.
“Pensate al mondo che portate in voi, e chiamate questo pensare come volete; sia ricordo della propria infanzia o desiderio del proprio futuro, – solo ponete attenzione a quello che sorge in voi, e levatelo sopra tutto quello che osservate intorno a voi. Il vostro più intimo accadere è degno di tutto il vostro amore.”
È passato più di un anno da quando ho deciso di partire. Ero stanco di una vita che non sentivo fosse mia, dove mancasse il tempo e lo spazio adeguato per fermarsi. La realtà che mi circondava era fatta di fretta, di risposte pronte e semplici. Sembrava che tutti scapassero da qualcosa. Avevo deciso di rinunciare alle comodità per scoprire chi sono. Uno zaino sarebbe stato tutto quello di cui necessitavo. Mi sentivo bombardato da falsi bisogni che ritenevo superflui. Un rumore di sottofondo.
Lungo la strada incontrai persone che avevano deciso di guardarsi dentro, di mettersi a nudo davanti ai propri tormenti e ferite.
Con il passare del tempo ho capito quanto fosse necessario a volte fermarsi e avere il coraggio di mettere tutto in discussione, scegliere di guarire e aprire il proprio cuore. Di guardare negli occhi la morte.
Chi scappa dalla morte scappa dalla vita.
Quando Francesco mi disse che avrebbe terminato la sua permanenza all’eremo, e che gli sarebbe piaciuto avere qualche foto scattata da me, ho sentito un sussulto al cuore. Per lui quel luogo è stato casa per alcuni anni, una chiamata a servire. Così quando scesi dalla macchina, una volta arrivato, penso di aver percepito la sua cura, che poi mi avrebbe tanto impressionato.
Per me la parola cura è come un punto che simboleggia l’essere vivi. È un po’ come scrivere. È un atto di sfida contro la morte. Non è scappare. È dire: ehi, sai esistito anch’io, anche se tutto passa. Forse la parola cura è correlata alla fede. È seminare. Faccio qualcosa senza il bisogno di spiegare. Esisto.
Questa vita sembra aver voglia di acqua che scorre
Restare dentro di se
Aggrappati come le foglie
L’autoritratto a volte può essere una forma di cura. Un momento per fermarsi e guardare dentro. Un rifugio dove il mondo si ferma. Un punto da cui osservare questo corpo che cambia e onorarlo, rendere grazie alla Terra per la possibilità di abitarlo. Esserne grati, per le fatiche supportate, le gioie e gli amori provati, le cadute e lacrime. Di poter tornare a lui ed esperire attraverso. Ascoltare la sua saggezza per sentire come sta il cuore. Lui sa e ce ne parla. È un racconto dei nostri antenati.
Come bambini nel mondo
Erano giorni in cui @melaverde_art conduceva il workshop “connessione sensoriale: pittura del corpo con erbe tintorie”.
Grazie a @frenk_b_ e @ivank0_ che hanno immaginano uno spazio dove potesse avvenire tutto ciò.
E poi c’è l’amico vento, che mi parla di te. Mi parla di un popolo dalle parole dolci, dall’animo gentile e forte. È senza paura, perché è il contrario dell’amore. Coraggioso, unito sotto le stelle dell’universo, viandante.
Così sento sussurrare di fiumi, montagne e foreste. Dove tutto si disperde per crescere, tornare, prendere forma e riempire. Sento l’odore di spazi mai visti, vuoti e pieni.
Se nella tua testa c’è una bufera, allora tu corri verso spazi vuoti, dove la parola diventa poca e il silenzio importante. Non lottare con lei, non puoi vincere, aspetta che passi, dalle tempo.
Alla fine ci sarai tu, con il tuo cuore fragile e sensibile, gentile. Saprai di nuovo chi sei. Lui ti parlerà delle verità nascoste, mai udite.
Figli della Terra vi ho visti danzare nei momenti più indicibili
dondolare tra la vita e la morte
Perduti, ritrovati
Vaganti tra popoli e città
guidati nell’amore e umanità
Consumati dal sole della via
sbocciamo come fiori
portatori di vita
